Il Concilio Vaticano II ha operato un
cambiamento di prospettiva. Si era affermata da alcuni secoli una visione del
mondo percepito esclusivamente come occasione di peccato. Una visione che non
esisteva nel Medio Evo, basti pensare al cantico delle creature di San Francesco
o a Santa Caterina da Siena che diceva (la cito sempre): “Tu mi dici: non vorrei
essere assorbito dalle cose mondane e io ti rispondo che siamo noi che le
rendiamo mondane perché tutto procede dalla bontà divina”.
Essere del mondo senza essere mondano: è una prospettiva che il Concilio
riafferma e che san Josemaría apriva fin dagli anni ’30. Una cosa è amare il
mondo come creatura di Dio e altro è farsi dominare da una prospettiva mondana.
L’antidoto è uno: la fede.
Alla vigilia di un periodo estivo è il momento
di fare il punto su come affronto i giorni dell’estate. Sia in città che in
vacanza tutto diventa più facile: vestirsi, mangiare, fare sport. Perfino il
lavoro, quando tocca, è più rilassato. E’ il momento di puntare al meglio. Se
la mia vocazione di cristiano è identificarmi con Gesù devo rendere più facile
questa realtà. E’ Lui che opera: a me tocca semplificargli l’azione. Comunicarmi,
leggere il Vangelo e qualche libro di spiritualità (Confessioni di S. Agostino,
Ratzinger…), recitare il Rosario sotto le stelle, dedicare tempo davanti al
Tabernacolo, essere più affettuoso e attento agli altri. E’ il momento dello
Spirito Santo: un pilota automatico che mi aiuta a “lasciarmi andare” nel modo
giusto.
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