Non paga di aver scritto un'affettuosa e divertente prefazione al libro, Costanza Miriano ha scritto nel suo blog questa recensione che dimostra che l'amicizia, come l'amore, rende ciechi o quasi...
Se, come diceva santa Bernadette, avere la fede è vedere Dio ovunque,
Pippo Corigliano di fede ne ha a camionate. Ho la fortuna di avere a
che fare con lui abbastanza spesso (è consulente a Rai Vaticano, dove
lavoro anche io), e ogni volta che parliamo di qualcosa che è successo
nel mondo, anche di qualcosa che mi ha fatto arrabbiare, Pippo con un
triplo axel, un quadruplo carpiato, un repentino ubriacante
rovesciamento di prospettiva, riesce a trovare il disegno del bene anche
nel groviglio più fitto del male. Qualcosa per cui gioire, il lato
positivo, la possibilità della soluzione. Insomma, l’impronta di Dio nel
mondo.
Non parliamo, invece, di quello che succede se oggetto della
conversazione è una persona. Pippo ha un’abilità quasi soprannaturale di
vedere il lato bello di chiunque, di scusare l’imperdonabile, di capire
l’incomprensibile. E poi c’è la famosa risata pippesca. Una versione di
risata che sfodera puntualmente quando c’è qualcosa che si dovrebbe
proprio criticare, e non si riesce a salvare niente, neanche con tutta
la fantasia. Allora, in quel caso, pur di non dire una parola negativa
su nessuno Pippo ride, e dice “be’, a un certo momento… capisco…” e vari
intercalare generici che servono a cambiare argomento e a virare
velocemente su argomenti neutri quali le mezze stagioni e il disgelo del
Polo.
Questo sguardo sorridente sul mondo, quest’occhio benevolo sulle
persone, questa fede incrollabile nel fatto che siamo figli di Dio,
stirpe regale, Pippo li traduce ogni settimana in una Cartolina,
una breve riflessione (si sa, gli uomini, soprattutto se ingegneri,
hanno questo mirabile dono della sintesi, a me sconosciuto) per scovare
nella realtà le ragioni della speranza.
E adesso di queste cartoline è uscita una raccolta.
Ho già svelato le ragioni del mio conflitto di interessi – sono amica
di Pippo – ma lo stesso, consapevole che verrò ingiustamente sospettata
di insider trading, aggiotaggio e anche un po’ di abigeato (non c’entra,
ma erano anni che aspettavo di usare questa parola) consiglio a tutti i
miei amici di comprare questo Cartoline dal Paradiso, appena uscito in
libreria per edizioni Ares e Tempi, anche perché, fatto non
trascurabile, le cartoline sono brevissime, e durano ciascuna giusto il
tempo di un rosso al semaforo, di un’attesa al banco gastronomia (due
numeretti, a occhio e croce), di una breve sosta in bagno (che come si
sa almeno per noi mamme è uno dei momenti culturali più alti della
giornata, da quando si riacquista il privilegio di poter chiudere a
chiave la porta). Un modo agevole di portarsi con sé un sorriso in
borsa, senza assumere sostanze stupefacenti.
Purtroppo questo libro ha un fastidioso effetto collaterale. Ti fa
venire voglia di fare le cose bene, di essere una persona migliore,
perché di fronte alla tenerezza di Dio descritta questa è la prima
reazione. Ti viene da cercare di essere migliore, e io adesso non ne
avrei tanta voglia. Ho troppe cose da fare e vorrei prendere la
scorciatoia, farle male, vivacchiare, imboscarmi, ma se si leggono le
cartoline non si riesce più tanto.
Infine c’è da dire una cosa. In questo libro vengono dette cose
durissime e coraggiose sulla natura del potere, sul degrado
dell’Occidente, sui cristiani tiepidi, sulla manipolazione culturale,
sulla legislazione italiana e sugli scenari mondiali. Cose che sui
giornaloni non si leggono. Eppure vengono dette col sorriso dell’esperto
portavoce, con questo tono partenopeo sempre elegante, con questa calma
da ingegnere padrone della situazione… insomma, anche la sgridata uno,
così, se la prende volentieri.
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