In
questi giorni mi capita spesso di parlare di santificazione del lavoro perché
presento un libro che ho scritto sul tema. Ho la testa piena di princìpi tutti
validi, primo fra i quali è che non ci può essere una vera relazione con gli
altri se non si ha una forte relazione con Dio. Ma ciò che mi ha davvero
insegnato qualcosa non sono le teorie, o le dottrine, ma l’esempio di alcune
persone. Non a caso il punto forte del mio libro è una galleria di personaggi
che portano con sé una ricchezza che non è circoscrivibile. Uno di questi è
l’imprenditore per amore Gregorio Fogliani (1400 dipendenti, in crescita), che
ha cominciato a fare impresa a 19 anni quando si è innamorato di colei che
sarebbe diventata sua moglie e resta per lui “la donna più bella del mondo”.
Spesso Gregorio parla ai giovani e poi si fa scrivere per mail gli argomenti
che li hanno colpiti. La sintesi è questa: trasparenza, empatia, non esistono
problemi ma opportunità, spirito di squadra e buon carattere, non aver paura di
sbagliare, impegnarsi per obiettivi ambiziosi, desiderare di restituire ciò che
si è ricevuto. Ciò che convince i giovani è l’evidenza che Gregorio vive ciò
che dice. Sono affermazioni controcorrente, come essere disposti a cambiare
lavoro ma non a cambiare la moglie. Ultimamente ha parlato a 350 direttori del
personale facendoli ridere alle lacrime descrivendo quanto danneggia l’impresa
il dipendente che divorzia. Ridere per non piangere. Gregorio ogni mattina
legge un brano del Vangelo.
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