Per l'ennesima volta vengo a sapere che una moglie ha
cacciato il marito di casa per comportamento intollerabile. Non posso, non
voglio e non devo giudicare. Vorrei soltanto farmi portavoce per avvisare delle
conseguenze che queste decisioni portano. Sono testimone che i litigi, le
cause, le tensioni, ecc. che derivano da una separazione sono una via crucis
che non ha niente da invidiare al tenersi il coniuge che si comporta male.
Chiaramente bisogna distinguere caso per caso. Ma lo stesso vorrei mettere in
guardia soprattutto le donne dalle amiche che suggeriscono: lascialo! è
"intollerabile". Ognuno prenderà le decisioni in coscienza ma quando
si dice: " Io prendo te come mio sposo e prometto di esserti fedele
sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e
onorarti tutti i giorni della mia vita" si sta dicendo quel che si dice e
occorre ricordarselo. Chi può misurare le ferite nella personalità dei figli? E
non è meglio perdonare, sorridere, andare avanti? Quanti matrimoni in passato
si sono salvati così e le famiglie sono sopravvissute bene. Se Dio perdona
perché il coniuge non prova a perdonare? E certi comportamenti non saranno
stati anche provocati dalla freddezza, dalla supeficialità, da cambi d'umore
dell'altro o dell'altra? Ripeto che mi guardo bene dal giudicare, parlo solo
perché le sofferenze di cui sono stato testimone "dopo" vengono
troppo spesso sottovalutate, specie se ci sono figli. E' la più importante
delle scienze: saper voler bene.
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