Leggendo i commenti alla morte di Ratzinger sento il bisogno di precisare un punto: se ci fermiamo agli episodi del suo pontificato, primo fra tutti la clamorosa rinuncia, non mettiamo in luce il vero personaggio.
Non sono in condizione di commentare adeguatamente la vita e il pensiero di Ratzinger, che è il pensatore e teologo più imponente del secolo. La Provvidenza gli ha chiesto di essere vescovo, cardinale e papa e lui ha svolto il suo ruolo. Ma il patrimonio che ci ha lasciato sono i suoi scritti e i discorsi. Ratzinger va letto, punto e basta.
La sua “Introduzione al Cristianesimo” è un testo base che chiunque abbia fatto il liceo è in condizione di comprendere. Nell’introduzione Ratzinger racconta: “il libro è scaturito dalle lezioni da me tenute a Tubinga nel semestre estivo del 1967, ad uditori di tutte le facoltà… esso si propone di far comprendere in maniera nuova la fede, presentandola come agevolazione all’autentico vivere umano nel nostro mondo odierno, senza degradarne la consistenza…”
Allora Ratzinger aveva quarant’anni e aveva partecipato al Concilio in qualità di perito, collaborando con i maggiori teologi e porporati dell’epoca.
Sono in corso di pubblicazione, da parte della Libreria Vaticana, 16 volumi che raccolgono il suo pensiero filosofico e teologico, mentre case editrici hanno pubblicato libri tratti da suoi cicli di lezioni o prediche.
Sono notevoli le vicende del suo pontificato ma, in una prospettiva storica, la sua figura resta centrale per l’impegno di parlare adeguatamente di Dio all’uomo contemporaneo.
Nessun commento:
Posta un commento